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I molluschi rappresentano un alimento per l’uomo sin dal Paleolitico, grazie anche alla facilità di cattura . L’ostrica è stata citata dai più grandi poeti e scrittori dell’ antichità, Omero, Virgilio, Petronio, Marziale, mentre della cozza rimangono notizie vaghe di Plinio il Vecchio. Il consumo di tante specie di molluschi è ancestrale, come testimoniato da resti trovati nei depositi lasciati nelle caverne dall’uomo preistorico.
Le tracce più antiche in Sardegna farebbero pensare a un’attività di raccolta che risale al IV millennio a. C. . dimostrando l’utilizzo dei molluschi come alimento dal Neolitico all’Età dei nuraghi.
Nel nostro territorio la più importante traccia di questa attività si è avuta nella Grotta della “Mandria” nell’isola di Tavolara, che chiude ad est il Golfo di Olbia e ne è parte integrante.

Nel 1918 i due imprenditori e fratelli, i Godani di La Spezia, installarono i primi impianti di produzione su palo ad Olbia (allora e sino al 1939 Terranova Pausania).
Infatti qualche tempo prima un loro conoscente, spezzino ed anch’egli mitilicoltore, in arrivo all’Isola Bianca notò che le banchine e gli scogli erano notevolmente ricoperti di novellame. Intuì quindi che l’habitat poteva essere adatto all’allevamento delle cozze.

Di ritorno a La Spezia, riportò quanto osservato ai due Fratelli Godani, già titolari di una azienda di mitilicoltura. Questi effettuarono un sopralluogo e immediatamente si resero conto che nel golfo di Olbia poteva essere ottenuta una ottima produzione di cozze. Infatti l’habitat era assolutamente vergine e la presenza di plancton sicuramente era di gran lunga superiore a quella di La Spezia, anche perché, al tempo, il fiume Padrongianus non aveva alcun sbarramento, deviazione o diga, e scaricava pertanto tutta l’acqua ricca di nutrimento nel Golfo. L’acqua dolce inoltre eliminava tutti i parassiti (denti di cane, vescia, zizza di vacca, ecc.), agevolando la crescita del novellame.

I Fratelli Godani installarono i primi vivai nell’area compresa tra l’isola del Cavallo e gli scogli di Mezzocammino, e a Punta Is Taulas (Su Arrasolu). L’attività veniva svolta direttamente da loro con l’ausilio di manovalanza locale. La prima produzione venne venduta in gran parte in continente: i pergolati venivano caricati sfusi in coperta sul postale per Civitavecchia, e da qui in treno portati a La Spezia e nuovamente immersi in mare.
In Sardegna invece si cominciò a far conoscere le cozze, allora sconosciute, nei mercati di Cagliari e Sassari, mediante invio diretto al consumo in sacco di iuta, in ferrovia. Dopo circa due anni di attività, alla fine del 1919, i Fratelli Godani furono costretti ad abbandonare la loro attività ad Olbia in quanto contrassero la malaria, all’epoca vero flagello. Gli impianti vennero pertanto abbandonati e caddero in rovina.

Contemporaneamente Raffaele Bigi, nato a Olbia nel 1899, partito con la Brigata Sassari per la Grande Guerra nel 1917, nel 1918 non avendo alcuna prospettiva di lavoro in Sardegna, si trattenne in Venezia Giulia trovando lavoro come apprendista mitilicoltore e ostricoltore a Trieste, a Muggia, dove gli impianti venivano ripristinati per iniziativa di uno spezino. Qui rimase per due anni, sino alla fine del 1920. Rientrato a Olbia apprese che i Fratelli Godani avevano installato i primi vivai per la mitilicoltura ed ebbe l’idea di proseguire in questa attività. Non avendo mezzi finanziari per acquistare le attrezzature necessarie, si rivolse a Giuseppe Carlini, noto Peppinu Cioàiu, commerciante di vari articoli tra cui chiodi, da cui il soprannome. Carlini chiese ed ottenne la concessione demaniale dell’area compresa tra l’Isola Manna e l’Isola del Cavallo ed inizio l’attività insieme al giovane Raffaele Bigi. Era il 15 dicembre 1920.
Vennero acquistati i pali di castagno in Sardegna (Tonara, Aritzo), le corde vegetali in Campania a Frattamaggiore. Il novellame veniva abbondantemente raccolto in loco. Le cozze prodotte venivano vendute con grande difficoltà in Sardegna. Era allora usuale, ma anche necessario, accompagnare la vendita con la degustazione delle cozze al vapore.

Nel 1922 arrivarono ad Olbia alcune famiglie di tarantini: De Michele, Tancredi, Mignogna, Di Todaro, Calabrese. Questi svolgevano già con grande competenza l’attività di mitilicoltura a Taranto ed appresero casualmente delle qualità del Golfo di Olbia. Proposero a Carlini e a Bigi di intraprendere l’attività in comune. Ricevendo però una risposta negativa, chiesero in concessione l’area compresa tra l’isola del Cavallo e gli scogli di Mezzocammino. Dopo qualche tempo però Carlini, pur mantenendo la titolarità in proprio della concessione per altri 50 anni, entrò in società con i tarantini nella “De Michele & C.”. Raffaele Bigi svolse in quel periodo l’incarico di fiduciario degli stessi, in quanto già esperto commerciante, occupandosi della vendita delle cozze prodotte.

Si diede anche inizio al commercio in Sardegna e Campania di un’altra grande risorsa del Golfo: l’ Arsella (vongola) mediterranea. Sino agli anni ’30 infatti la raccolta dell’arsella, ben radicata nella tradizione popolare sin dall’ ‘800, era finalizzata al solo autoconsumo in ricette povere, quale ad esempio il “riso con arsella” vero caposaldo della enogastronomia di mare della nostra città.  Alle arselle vennero aggiunti anche gli altri frutti di mare prodotti nel Golfo: ostrica, tartufo, murice (boccone) e cannolicchio.

La “De Michele & C.” era formata da Domenico De Michele e Angelo Tancredi, genero dello stesso, avendo sposato la figlia Maria. Angelo Tancredi divenne il prosecutore dell’attività per oltre 40 anni, mentre gli altri due figli di De Michele, Peppino e Saverio, laureatisi, intrapresero altre attività. Calabrese e Di Todaro lasciarono Olbia alla fine degli anni ’30, trasferendosi a Cagliari come venditori di prodotti ittici.

Oltre i titolari delle aziende, veniva impiegata manovalanza locale a cui furono insegnati i fondamenti del lavoro, tra cui: Salvatore Degortes (Richeddu Civetta), Salvatore Farina (Ciccione), la famiglia Zuddas (Cinesu), Giacomo Derosas (Jagu Pilosu). Sino agli anni ’40 la situazione rimase immutata. Nel 1943 gli impianti vennero distrutti dai bombardamenti ed abbandonati sino al 1945. Alla fine della guerra, nel 1945, l’attività di mitilicoltura riprese proficuamente, insieme alla Ditta “De Michele & C.” nacquero altre nuove imprese.

Per iniziativa di Raffaele Bigi, che ritenne concluso il suo rapporto di lavoro con la “De Michele & C.” venne formata una cooperativa, la SACIM, che intendeva sfruttare le nuove opportunità concesse alla cooperazione. Vi aderirono: Francesco (Ciccillo) Mignogna, Giovanni Giua, Giovanni Degortes (Chineddu), Salvatore Farina (Ciccione), Enrico Derosas ( Richeddu Civetta), Michele Moro, ed altri, tutti ex collaboratori della “De Michele & C.” presso la quale avevano appreso il mestiere. La SACIM chiese ed ottenne in concessione l’area marina compresa tra Punta Is Taulas (Su Arrasolu) e lo scoglio di Cocciani (detto Sos Culùmbas).

Nel 1947 Raffaele Bigi uscì dalla SACIM e si mise in proprio, costituendo con i quattro figli Emilio, Elio, Armando e Salvatore, la “Raffaele Bigi & Figli”. L’area presa in concessione era quella ad ovest dell’Isola Manna e quella compresa tra la stessa isola e l’odierno Poltu Quadu, detto Sa Bulvarera. Nel 1948, per poter sviluppare maggiormente l’attività, venne chiesta ed ottenuta Cala Saccaia.

Nel 1949 venne costituita un’altra cooperativa, la CIMO, formata da ex dipendenti delle imprese già esistenti, precisamente: i tre fratelli Zuddas (Bustianu, Nanneddu, Egidio), Pietrino Ligas, Gavino Deiana (Cannacchina), Giuseppino Putzu, Paolo Eretta (Traculeddu), Pasqualino Derosas (figlio di Giacomo Jagu Pilosu) e Michele, Mario e Andreino Moro. L’area presa in concessione era quella a sud del Viale Isola Bianca, tra l’Isola di mezzo ed il molo.

Nel 1950 quindi erano presenti quattro aziende: “ De Michele & C.”, “Coop. Sacim”, “R. Bigi & Figli” e “Coop. Cimo” , che impiegavano circa 100 persone fisse, oltre a circa 80 precari chiamati nei momenti critici, soprattutto per operazioni di carico e scarico.

Nel 1950 la produzione era di circa 16.000 q: gran parte era venduta in Sardegna, in misura minore veniva venduta in Campania, trasportata in coperta da navi che facevano servizio in tale linea (Onorato, Geppino, G.Verni di Monaco).

A metà degli anni ‘50 intrapresero l’attività come produttori singoli: Antonio Giua (nell’area a sud del Viale Isola Bianca, tra l’Isola di mezzo ed il molo), Quirico Giua ( Sud Isola Bianca e Sa Bulvarera), Ottavio Giua (ad ovest dell’Isola di Cocciani) e i fratelli Spiga (Scalo delle Draghe).

Negli anni ’50 la produzione superò i 20.000 q, con oltre 300 addetti che nel periodo costituivano la maggior risorsa economica di Olbia.

Ad inizio degli anni ’60 intrapresero l’attività:
Giovanni Mariani, genero di Enrico Derosas (Richeddu Civetta), già collaboratore della SACIM e della R. Bigi, con due concessioni (Cocciani e Scalo delle Draghe); Franco e Vincenzo Mignogna, figli di Ciccillo, con una concessione a Cocciani; i fratelli Spiga a Cala saccaia (Scalo delle Draghe).
Negli anni ’60 la produzione arrivò a circa 30.000 q per raggiungere poi alla fine degli anni ’70 e sino ai giorni nostri la media di circa 40.000 q l’anno.

Col passare degli anni e col cambio generazionale sono avvenuti una serie di cambiamenti.
Le odierne aziende hanno tutte avuto origine da discendenti dei citati produttori. La storica “De Michele & C.” ha chiuso l’attività a metà degli anni ’70.
La “Raffele Bigi & Figli” venne trasformata in “Bigi Saemarmitili srl”, che nel 1989 divenne “Bigi srl” e nel 1999 “Bigi & Bigi srl”. Dal 2012 prosegue l’attività nella QUATTRO B.
La Sacim ha proseguito la sua attività sino al 2002, composta da Massimo e Domenico Degortes (Figli di Giovanni) e da Mario, Tonino, Salvatore e Natale Giua (Figli di Giovanni).
I Giua dal 2012 proseguono l’attività nelle cooperative SHARDANA MITILI ed IL FARO.
Degortes dal 2012 prosegue l’attività nella DEGO MITILI.
La Cimo ha proseguito l’attività sino al 2003, composta da Michele e Ernesto Moro (figli di Mario e Andreino), e Carlo Derosas (nipote di Giacomo).
Dal 2012 prosegue l’attività nelle cooperative MOROMAR, MITILI OLBIA, MI.FA.MI, P.M.P. MARE, PIRAS MITILI, GOLFO DI OLBIA.
I Mariani e Mignogna, coi soci Degortes e Giua, proseguono l’attività nella NUOVA OLBIA MITILI.
Gli Spiga proseguono nella CALA SACCAIA MITILI.
Alle cooperative con radici storiche se ne sono aggiunte da oltre un decennio altre :
BIOTECMAR, AL.MAR, LA VENERE, P.M.R.

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